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Documentario su Thomas Sankara, titolo: "e quel giorno uccisero la felicità".

In questo video qui sotto è possibile vedere l'inquesta documentario sull'uccisione di Thomas Sankara di Silvestro Montanaro tras...

In questo video qui sotto è possibile vedere l'inquesta documentario sull'uccisione di Thomas Sankara di Silvestro Montanaro trasmesso su RAI3 nel programma televisivo "C'era una Volta"

 

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Si chiamava Thomas.

Per l'esattezza Thomas Isidore Noël Sankara, perché nel suo paese contadino, così come da noi fino a qualche decennio fa,

ai bambini si dava il nome anche di parenti, amici e... perché no? di un santo o di una festività.

A 10 anni fece finire il padre in galera perché si ribellò a un'ingiustizia commessa a scuola.

Nel suo paese, colonizzato dai francesi, la giustizia dei padroni bianchi, infatti, puniva anche la famiglia di provenienza.

Nella sua scuola, però, era uno degli alunni migliori e più intelligenti. Divorava i libri.

Aveva sete di sapere. Venne avviato alla carriera militare, che per una famiglia povera era il massimo dell'ambizione.

Ma sull'essere soldato aveva idee molto chiare. -Quando sei in possesso di un'arma che può provocare

tanta distruzione e morte, quando ricevendo degli ordini ti metti sull'attenti davanti a una bandiera,

senza però sapere chi sono le persone che beneficiano di quegli ordini e di quelle armi che hai in pugno, finisci per diventare un potenziale criminale

che aspetta solo di premere il grilletto e seminare terrore intorno a lui. Quanti militari sono in giro in diversi paesi

o in diversi campi di battaglia, spargendo desolazione e morte,

senza capire che stanno combattendo altri uomini e altre donne

che lottano per gli stessi ideali e questo solo perché non ne hanno coscienza?

Quanti figli di lavoratori vedono i loro padri scioperare contro dei governi ingiusti

e solo perché indossano una divisa accettano di combattere per dei leader ingiusti? Quindi lo dico chiaro:

senza una formazione e una preparazione politica, un soldato è un potenziale criminale.

°A 34 anni divenne presidente dell'Alto Volta, il suo paese, uno dei più poveri del mondo,

che ribattezzò Burkina Faso. -Perché Burkina Faso? Perché ha voluto cambiare il nome dell'Alto Volta?

-Semplicemente perché quel nome, Alto Volta, non ha mai significato niente per nessuno, specialmente per noi burkinabè.

L'unica cosa che quel nome ci ricordava era il nostro passato da colonia. Invece Burkina Faso appartiene alle nostre tradizioni

e ha un significato preciso nella nostra lingua. -Che significa? -La patria degli uomini integri.

°Alto Volta era il nome dato, quando venne assegnato alla Francia, a un piccolo angolo d'Africa nei pressi del Sahara.

Così decisero al Congresso di Berlino le grandi potenze europee quando si spartirono il continente nero.

-A Berlino tracciarono delle frontiere arbitrarie, ignorando che così separavano delle famiglie, delle etnie,

dei gruppi socioculturali. In barba ad ogni principio, quella gente ha deciso della vita

e del futuro di milioni di esseri umani che vivevano sulle loro terre, con le loro culture,

con i loro normali ritmi di evoluzione.

°Quei confini avevano disegnato nuove forme di schiavitù

e seminato infiniti lutti ed immenso dolore.

Per gli “uomini integri” era arrivata l'ora di voltare definitivamente pagina.

Era il 1984, piena guerra fredda.

Questi propositi vennero vissuti come una pericolosa provocazione.

All'assemblea annuale delle Nazioni Unite, Sankara raccontò il suo paese ed i suoi sogni.

-Sono davanti a voi in nome di un popolo che ha deciso sul suolo dei propri antenati

di affermare d'ora in avanti se stesso e farsi carico della propria storia.

Oggi vi porto i saluti fraterni di un paese di 274 mila chilometri quadrati,

in cui 7 milioni di bambini, donne e uomini si rifiutano di morire di ignoranza,

di fame e di sete, non riuscendo più a vivere una vita degna di essere vissuta.

°Un paese di contadini poveri, dove 2 bambini su 10 morivano prima di avere compiuto i primi 5 anni,

con un medico ogni 50 mila abitanti.

Una speranza di vita media di appena 40 anni e un tasso di alfabetizzazione bassissimo.

Il Burkina Faso, insomma, era la quintessenza di tutti i mali del mondo

e questo puntino desolato sulla carta geografica, conscio dei propri mali e delle loro ragioni,

osava ora parlare a nome di tutti i secondi e gli ultimi della Terra.

-Chi mi ascolta, mi permetta di dire che parlo non solo in nome del mio Burkina Faso tanto amato,

ma anche di tutti coloro che soffrono in ogni angolo del Mondo.

Parlo in nome dei milioni di esseri umani che vivono nei ghetti, perché hanno la pelle nera

o perché sono di culture diverse, considerati da tutti poco più che animali.

Parlo in nome di quanti hanno perso il lavoro in un sistema che è strutturalmente ingiusto

e congiunturalmente in crisi, ridotti a percepire della vita solo il riflesso di quella dei più abbienti.

Parlo in nome delle donne del mondo intero che soffrono sotto un sistema maschilista che le sfrutta.

Le donne che vogliono cambiare hanno capito e urlano a gran voce che lo schiavo

che non organizza la propria ribellione non merita compassione per la sua sorte.

Questo schiavo è responsabile della sua sfortuna se nutre qualche illusione quando il padrone gli promette libertà.

Parlo in nome delle madri dei nostri paesi impoveriti, che vedono i loro bambini morire di malaria o di diarrea

e che ignorano che esistono, per salvarli, dei mezzi semplici che la scienza delle multinazionali non offre loro,

preferendo piuttosto investire nei laboratori cosmetici, nella chirurgia estetica,

a beneficio dei capricci di pochi uomini e donne il cui fascino è minacciato dagli eccessi di calorie nei pasti,

così abbondanti e regolari da dare le vertigini a noi che viviamo ai piedi del deserto.

°E parlava in nome dei bambini e di quanti potevano essere solo spettatori di quella orrenda vetrina chiamata sviluppo.

Un discorso scandaloso per quei tempi e per i nostri tempi.

Non contento, Sankara fece ancora di più. Come criterio base della sua azione di governo

pose la felicità. Non i soliti e freddi indici che tante volte raccontano il cosiddetto progresso

nascondendo sotto il loro lurido tappeto di cifre drammatiche diseguaglianze:

un pugno di super ricchi e un oceano di disperati. La politica aveva senso solo se rendeva felici.

Oggi! E non, come al solito, in un remoto e fumoso domani. E felici dovevano essere i governati, non i governanti,

chiamati invece a trasparenza assoluta, onestà e uso discreto dei beni pubblici.

“Una follia”, dissero allora e strillano ancora oggi con aria saccente.

Per queste cose e questi sogni e, secondo me, soprattutto per questa sua normalissima e sacrosanta idea della politica,

lo uccisero.

Nella vicina Liberia, cara agli Stati Uniti, era presidente Samuel Doe.

-E' per me un grande piacere dare il benvenuto a Samuel Doe, capo di Stato della Liberia, venuto in visita negli Stati Uniti.

°Gli americani lo avevano voluto presidente. Gli americani decisero di rovesciarlo per le sue aperture ai paesi dell'Est Europa.

-Doe è un criminale! Non lo vogliamo più Doe! Vogliamo giustizia! °Da un penitenziario di massima sicurezza negli Stati Uniti,

riesce incredibilmente ad evadere un cittadino liberiano, Charles Taylor.

Poco tempo dopo Charles Taylor si presenta, carico di armi e con un piccolo esercito,

ai confini della Liberia e scatena anni di inferno, fino alla cattura e uccisione di Samuel Doe.

Il generale Momo Gibah era l'attendente di campo di Charles Taylor. -Chi lo ha mandato? -Loro che lo hanno fatto lo sanno.

La grande mano! Loro sanno tutto! Non è che è venuto qua da solo. Taylor era in galera in America,

poco dopo era a Monrovia, in Liberia. Come ha fatto a lasciare il carcere in America?

Come ha fatto a scappare da una prigione americana? -La CIA? -Eh! Non posso dirlo! Una grande mano. La grande mano!

°L'attuale ministro delle Poste e telecomunicazioni della Liberia, Marcus Dahn,

è anche uno dei suoi più importanti storici. Anche lui adombra pesanti responsabilità sulla fuga di Charles Taylor.

-Charles Taylor era scappato dalla Liberia dopo essere stato accusato dal presidente Doe

di aver rubato 1 milione di dollari dalle casse dello Stato. Venne arrestato e doveva essere estradato in Liberia.

Lei deve sapere che l'avvocato di Charles Taylor era uno dei migliori in America,

Ramsey, che era stato l'avvocato generale di Stato con il Presidente Jimmy Carter.

Taylor era rinchiuso in una prigione federale in Massachussetts, una delle più sicure.

Da una prigione federale, mi pare, è molto difficile, se non impossibile, poter scappare.

E invece Taylor riuscì a scappare. -Dove siete stati addestrati? -Sono stato addestrato.

-Dica la verità! -In Libia. -E chi vi ha addestrato? -(ride) E' una gran bella domanda.

Una bella domanda! Questo non lo posso dire davanti a una telecamera.

È top secret. Non posso rivelarlo. C'erano degli addestratori, questo è sicuro.

-E chi vi ha dato le armi? -Per combattere? -Sì. -Eh... eh...

-Le stesse persone? -No! C'era la rivoluzione! Noi ci arrangiavamo da soli. Nessuno ci ha dato niente.

Il presidente Taylor usava le sue risorse personali. °A questo punto invito i ragazzi della troupe ad andare via

e torno alla carica con una telecamerina nascosta. -Ora può dirmelo. Chi vi ha addestrato?

-(ride) E dai! Non glielo posso dire. E poi lei sa.

-La CIA? -Sì, la CIA mi ha addestrato. -Ma Gheddafi... la Libia... -Lasci perdere! E' la politica!

Lasci stare! -E loro vi hanno dato i soldi...? -I soldi, tutto! -Le armi? -Tutto, tutto! Le dico tutto!

-La CIA? -Lasci stare. È la politica. -Misericordia! -Lei lo sa. E sono pericolosi.

Ora ci vogliono in silenzio. Non gradirebbero se parlassimo. Se lo facessimo sarebbe pericoloso per loro.

°Come rivela il generale Momo Gibah, Taylor a quel tempo lavorava per la CIA,

cosa poi confermata da alcuni file provenienti dall'archivio dei servizi segreti americani.

E tra i suoi primi compiti, mentre si addestrava, aveva quello di fornire informazioni su Gheddafi

e i movimenti di liberazione africani che in quegli anni si riunivano in Libia.

-Questa è la verità! -Ne è proprio sicuro? -Certo che sì! Lavoravo con lui!

Discutevamo di queste cose. Non sono abituato a mentire io. -E quali operazioni speciali mise a punto per la CIA Taylor

spiando Gheddafi? -Una importante fu in Burkina Faso.

°La misteriosa fuga di Charles Taylor incrocia il destino di Thomas Ankara, il giovanissimo presidente del Burkina Faso.

Qualche tempo fa un ex signore della guerra, Prince Johnson, attualmente senatore,

ha raccontato alla Commissione verità in Liberia, che lui e Taylor ebbero un ruolo nella morte di Sankara.

Siamo andati ad incontrarlo perché ci spiegasse meglio questa storia -Insomma, cosa è successo in Burkina?

-Sono andato alla Commissione riconciliazioni, ho dato un'intervista ad un'agenzia di stampa francese,

è stata riportata in tutto il mondo. E continuare a ripetere in continuazione ciò che ho detto a proposito del Burkina Faso...

-Sì, ma risponda! -No, perché dopo che ho parlato

il presidente del Burkina ha avuto un sacco di problemi e non voglio che accada di nuovo.

E poi, se lei è realmente interessato, a sapere ciò che accadde in Burkina Faso, beh, vada lì e chieda a Blaise Compaorè!

Lei è un rappresentante dei media internazionali, lei è come un dottore a cui si deve dire sempre la verità, allora vada in Burkina Faso!

°Ma poi, a telecamera apparentemente spenta... -C'è stato un patto internazionale per far fuori quell'uomo

e se io racconto com'è andata, i servizi segreti potrebbero ucciderla.

Lo sa? °A raccontarci come realmente andarono le cose

è innanzitutto Cyril Allen, allora a capo del partito di Taylor e, per sua stessa ammissione, anche lui sul libro paga

dei servizi segreti americani. -Lui divenne presidente e cominciò a svolgere il suo programma e a governare,

ma poi gli americani infiltrarono il movimento africano di liberazione, anche per rimuovere Thomas Sankara che era troppo sinistrorso.

Sankara non piaceva agli americani, parlava di nazionalizzare le risorse del suo paese per usarle a favore del suo popolo.

Insomma, era un socialista e loro decisero di eliminarlo.

°Sankara voleva operare a favore del suo popolo, quindi era un pericolo da eliminare ad ogni costo.

Le sue azioni e le sue decisioni minacciavano l'Occidente e i suoi valori.

-I nostri ministri non possono assolutamente volare in prima classe, non è più permesso, ma solo in classe turistica.

Inoltre abbiamo abolito le indennità presidenziali e stiamo riducendo anche gli stipendi dei funzionari statali e dei burocrati.

I processi contro i ladri, contro coloro che rubano i soldi del nostro paese

ora vengono fatti e sono pubblici. °Questo pericoloso terrorista, come primo atto da presidente

si tagliò decisamente lo stipendio, un centinaio di euro, niente più. Chi si occupava di politica e istituzioni

aveva l'obbligo di rendere pubblici i suoi averi e doveva giustificarli.

Abolì le costose auto ministeriali e le rimpiazzò con delle economiche Renault 5.

Con quello che si risparmiò finanziò una campagna di vaccinazioni che sconfisse la meningite, la polio e la rosolia.

Visse con la sua famiglia in una casetta di cui pagava il mutuo. Il presidente di un paese povero, i politici di un paese in crisi,

non potevano essere ricchi. Quando lo uccisero trovarono un conto in banca

che assomigliava al suo deserto: non c'era niente.

E a casa, unica ricchezza, tanti libri e due chitarre

e il mutuo ancora da finir di pagare. -Una volta successe alla festa dei lebbrosi.

-Sì, dei lebbrosi. -Una festa per le persone affette da questa malattia

e Thomas era proprio qui vicino. Allora arrivò perché anche lui voleva dare un contributo a quella gente,

un po' di soldi che aiutassero gli organizzatori, ma si rese conto di non avere niente, così chiamò uno dei suoi uomini e gli disse:

“vai da mia madre e fatti dare dei soldi per questa gente”. E questo succedeva spesso, perché non aveva mai un soldo in tasca.

°Blandine e Valentin sono due dei 12 fratelli di Sankara.

Li incontriamo nella casa paterna. -Venne a trovarlo un capo di Stato africano

e vedendo questa casa gli disse che doveva costruirne una nuova e più grande per lui

e per i suoi genitori. Gli disse che era un fatto di sicurezza e anche per una questione di dignità,

la dignità dei familiari di un capo di Stato. E Thomas cominciò ad arrabbiarsi e disse:

“Perché? Perché dovrei costruire una casa grande per i miei genitori quando tutto intorno ci sono case come la loro?

Certo, non sono ricchi, ma c'è gente ancora più povera di loro. Quindi perché dovrei trattarli meglio degli altri?

Solo perché sono i genitori di un capo di Stato? No, grazie!” E poi anche la sua casa era così,

era piccola e semplice. Siamo stati noi e gli amici a pagare il mutuo, perché la banca minacciava di riprendersela.

-A volte Sankara chiedeva ad alcuni di noi di andare in banca a cambiargli un assegno e portargli un po' di soldi. Uno arrivava in banca...

e spesso non c'era un centesimo sul suo conto! Che cosa fare?

Tornavi da lui e dicevi: “Signor presidente, quelli della banca chiedono scusa, ma... hanno detto che lei non ha niente sul suo conto”.

Ma, vede... Quell'uomo era povero, ma aveva una grande dignità,

grandissima. -Lui ha scelto la povertà, ha scelto la stessa condizione del suo popolo.

Lui andava in bicicletta di sera a visitare la sua gente, per capire l'urgenza di affrontare la povertà,

ma la povertà nella dignità. Quando c'è chi mangia e c'è chi può solo guardare,

è qui che nasce la rivoluzione. °Fidèle Kientega e Fidèle Toé

sono stati due dei più grandi amici e collaboratori di Thomas Sankara. -Ha voluto condividere la povertà.

Eravamo un paese di gente fiera, conscia di vivere in un paese non ricco

e che proprio per questo cooperava e condivideva tutto. Era un uomo che faceva quello che diceva e diceva ciò che avrebbe fatto,

che applicava a se stesso questo rigore prima di imporlo agli altri. Non voleva possedere la macchina, una bella casa... niente.

Voleva solo lavorare e mostrare alla gente che il nostro paese, così povero, lo si poteva trasformare

solo con la volontà, senza elemosinare l'aiuto di nessuno.

-E poi era un uomo allegro, pieno di gioia di vivere, tipica della sua età.

Lui... Lui era sempre allegro. Qualunque fosse il problema, lui con la forza del suo sorriso diceva:

“sì, è complicato, ma se ci diamo da fare una soluzione la troviamo”. E lui la trovava!

-Una volta mia madre venne dal villaggio a farmi visita,

noi stavamo lavorando, eravamo lontani, quindi ho chiamato a casa per dire che avevamo ancora da fare

e mia madre disse: “Ma come? È notte fonda!”, allora Sakara, che aveva sentito, ha preso il telefono e le ha detto:

“Dobbiamo lavorare così, perché i nostri bambini, un domani,

non debbano guardare la ricchezza degli altri. È giusto sacrificarsi per l'avvenire”.

°Cooperare e condividere furono le convinzioni, pericolose, secondo alcuni,

del giovane presidente del Burkina. Sankara era convinto che certe idee di competitività

favorissero in Burkina, come nel resto del mondo, solo alcuni, rendendoli sempre più ricchi e potenti.

Perché mai un lavoratore africano e uno europeo, un lavoratore cinese e uno americano,

dovrebbero essere competitivi? Hanno gli stessi interessi: casa, salute, figli a scuola.

E se un'azienda chiude in Europa e apre in Asia, a perdere saranno comunque dei lavoratori;

a vincere, invece, come sempre, un pugno di uomini d'affari interessati solo ai loro profitti,

non certo al destino della gente. Cooperando e lavorando insieme il Burkina risorse.

Si costruirono case al posto di baracche e scuole, ospedali e ferrovie,

si assicurarono due pasti e 5 litri di acqua al giorno a tutti. Un miracolo!

In quello che era stato, fino a un attimo prima, il paese più povero del mondo.

-Gli uomini che picchiano le donne... -Abbasso! -I mariti che maltrattano le mogli... -Abbasso!

°Sankara amò molto le donne. Capiamoci bene, un amore vero! L'unico modo per un uomo di Stato.

Le donne erano l'altra metà del cielo. Ma quella metà del cielo,

nonostante, soprattutto in Africa e nel suo paese, portasse sulle spalle la più parte della quotidianità,

era secolarmente bistrattata. -Parliamoci chiaro, questa è una cosa importantissima.

Bisogna liberarsi dal retaggio feudale, da quella cultura medievale, proprio quella che ci ha insegnato a considerare

l'uomo sempre al di sopra della donna. Faccio un esempio. A scuola, quando una ragazza...

sì, una giovane donna rimane incinta, viene espulsa, la escludono socialmente.

Nessuno si domanda se quello con cui lei è rimasta incinta, sia anche lui nella stessa classe scolastica.

E anche se lo fosse, lui, il ragazzo, non verrebbe espulso, resterebbe lì e potrebbe anche mettere incinta altre ragazze

e avere figli fino al diploma. Ma la ragazza, anche se ad un giorno dal conseguimento del diploma,

se aspetta un bambino viene espulsa.

°Sankara sconvolse questo ordine di cose. Le donne divennero protagoniste

e assunsero, per merito e non per pura prestanza fisica, ruoli di potere vero.

Nel suo governo figurarono, tra le prime volte in Africa, delle donne ministro.

-Noi dobbiamo fare di tutto per dare a ogni donna un lavoro.

Dobbiamo dare ad ogni donna i mezzi per realizzare una vita onesta e dignitosa.

-Io credo che sia stato anche per aver molto amato sua madre. Thomas aveva una sorella maggiore che era handicappata,

quindi non poteva aiutare nostra madre nei lavori e così Thomas è stato un po' figlio e un po' figlia,

perché doveva anche aiutare nelle faccende di casa. Ha avuto l'occasione di vivere la condizione femminile in prima persona,

ha potuto rendersi conto di come gli uomini possono fare come vogliono, mentre una donna resta sempre a casa con i suoi bambini,

vivendo e soffrendo tutti i problemi legati alla casa e ai figli e portando tutto sulle sue spalle.

°E le donne furono il grande motore del cambiamento in Burkina Faso, un cambiamento radicale in tutti i campi.

-Eccone qua un altro! Hai una maglietta con il marchio della Levi's, quindi fai pubblicità alla Levi's.

Certo, l'hanno fatta bene quella maglietta, la Levi's fa dei jeans molto belli, davvero!

Ma è un prodotto americano e tu non sei americano, non sei uno di San Francisco e lì c'è scritto San Francisco.

E allora... Almeno ti pagano? Perché se non ti pagano non ha senso.

Quell'altro lì in fondo, quello che prima ha fatto una domanda... Harvard! Ma almeno sai dove sta?

Certe volte non ci capisco più niente. Troppe stranezze! Non vi pare?

Ma pensate davvero che qui non sappiamo e possiamo fare delle belle magliette?

°Un paese povero non si poteva consentire di essere alla moda, soprattutto, poi, se certe cose doveva importarle,

aggiungendo così debiti ad altri debiti. Tanto più che il Burkina era un grande produttore di cotone.

Ma nella logica dello scambio ineguale, questa materia prima andava, in cambio di pochi spiccioli,

verso l'Occidente, che lo trasformava in abiti e moda, esportati poi a caro prezzo in tutto il mondo,

Africa compresa. Il Burkina Faso, innanzitutto il suo presidente,

vestirono gli abiti confezionati con il proprio cotone da sarti burkinabè.

Un grande risparmio e tanto lavoro per i giovani, come raccontò Sankara in una conferenza internazionale.

-Dobbiamo far capire a tutti che i mercati africani sono i mercati degli africani. Dobbiamo produrre in Africa,

trasformare le nostre materie prime in Africa e consumare in Africa. Dobbiamo produrre ciò di cui abbiamo bisogno

e consumare ciò che produciamo, non ciò che importiamo. Il Burkina è qui oggi a mostrarvi la sua produzione di cotone,

tutto prodotto in Burkina Faso, tutto tessuto in Burkina Faso, tutto confezionato in Burkina Faso per vestire la nostra gente.

La mia delegazione e io stesso siamo vestiti con il nostro cotone tessuto dai nostri compatrioti.

Non c'è un solo filo che proviene dall'Europa o dall'America. (applausi)

Non sto presentando una sfilata di moda, sto semplicemente dicendo... sì, sto semplicemente dicendo che dobbiamo accettare di vivere all'africana,

perché è il solo modo che abbiamo per vivere liberi e con dignità.

°Sankara non era così ingenuo da pensare che fosse possibile isolarsi dagli scambi mondiali

e non era un autarchico. Ma sapeva bene che la natura degli scambi mondiali,

allora ma ancora oggi, era profondamente ingiusta.

Lo chiamavano “libero mercato degli uguali”, ma in realtà era una competizione impossibile

tra chi correva in Ferrari e chi aveva una sgangherata utilitaria. E il vincitore non portava a casa una coppa dorata,

ma tutto! Dominava il mondo e lo rendeva ancora più diseguale.

Bisognava difendersi dai nuovi dominatori. -Quelli che si chiedono dove siano questi dominatori,

guardino sulle loro tavole, nei loro piatti. Quando mangiano la crema di riso, il miglio e il mais importati,

questo è il nuovo potere mondiale. (applausi)

Niente di più vicino! Non sono mica lontani!

°Le ricette neoliberiste proposte dai circoli finanziari e da organizzazioni come la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale,

avevano portato, con la liberalizzazione dei mercati agricoli, tanti paesi alla perdita di autosufficienza e sovranità alimentare,

sostituita da forme di aiuto in caso di necessità.

Sankara pensava che questo fosse solo uno sporco imbroglio. -Il nostro paese è in grado di provvedere

al fabbisogno alimentare del suo popolo. E possiamo produrre anche di più.

Sfortunatamente, per colpa di alcune organizzazioni, invece, dobbiamo ancora vivere grazie ai loro aiuti alimentari.

Questo aiuto alimentare ci blocca, ci fiacca,

indebolisce le nostre volontà, perché piano piano...

ci si abitua ad essere degli assistiti, dei poveracci. E questa abitudine a ricevere aiuti va messa da parte

e dobbiamo cominciare a darci da fare e a produrre. Dobbiamo riuscire a produrre di più.

Sì, produrre di più! E dobbiamo produrre di più perché... è evidente, no?

Chi ti regala da mangiare, poi ti impone la sua volontà e i suoi interessi.

°Il giovane presidente del Burkina Faso aveva ben capito che nuove e spietate forme di asservimento

si celavano dietro la politica degli aiuti. Il Burkina in pochi anni moltiplicò la sua produzione alimentare,

recuperando gran parte della propria sovranità nel campo e con essa tanta (per alcuni circoli occidentali, pericolosa),

libertà. Non tutti, infatti, furono felici per questi straordinari risultati

conseguiti con le sole proprie forze da un paese popolato da ultimi e neanche per le campagne di Sankara per il disarmo

e contro i mercanti di armi, per l'ambiente e contro la desertificazione.

-Lei afferma che la lotta contro la desertificazione è una battaglia contro l'imperialismo.

-Sì. La lotta contro la desertificazione è una delle prime battaglie contro l'imperialismo. Ormai tutti sanno che questo oscuro potere mondiale,

fondato sullo sfruttamento degli esseri umani, non si è mai fatto scrupoli nello sfruttare selvaggiamente anche l'ambiente e le foreste

direttamente o indirettamente. °E non piacque a molti, specie alla Francia,

la sua battaglia per una riforma delle Nazioni Unite. Sankara trovava folle che alcuni paesi

disponessero del potere di veto sulle grandi questioni del pianeta e che nel Consiglio di sicurezza non fossero rappresentati interi continenti.

L'Africa, ad esempio, non c'era. La Francia, nonostante fosse un piccolo paese,

invece sì. E aveva potere di veto. E questa follia era possibile anche grazie al controllo che la Francia

continuava ad esercitare in ogni modo sulle sue ex colonie. -Credo che la politica della Francia in Africa

sia troppo francese. -Che vuol dire? -Voglio dire che assomiglia terribilmente alla vecchia politica francese.

Appena ieri la Francia controllava tanti paesi africani

e faceva i suoi affari sia sostenendo e imponendo capi e dirigenti a lei fedeli,

sia cacciandone via altri che non le obbedivano. Purtroppo ancora oggi la Francia si comporta allo stesso modo.

°Nonostante negli anni '60 fossero state proclamate le indipendenze, la Francia continuava a fare

il bello e il cattivo tempo nelle sue ex colonie, sostenendo al potere presidenti corrotti e burattini che le lasciassero in cambio

il totale controllo delle risorse.

Tutti gli affari dell'Africa francofona erano nelle mani di Parigi che continuava persino a controllare la moneta dei paesi dell'area.

Chi provava a ribellarsi era spazzato via. Sankara voleva sovvertire questo ordine di cose.

-E' bene parlarci chiaramente. Lo so a che cosa mirano le vostre idee che assomigliano tanto a certe ideologie.

So bene quali siano le vostre amicizie, le vostre alleanze e anche che voi avete tutto il diritto di avere una diversa concezione

delle cose del nostro mondo. Ma io ho il dovere di ricordare a tutti, anche se non può piacere,

che tutti i problemi e i conflitti in questa fase della storia del pianeta,

diventano elementi in più della guerra tra l'Occidente e i Paesi dell'Est.

°Sankara era così bollato di comunista e gli si ricordava che in piena guerra fredda

certe sue parole e iniziative venivano vissute come azioni di vera e propria guerra.

Provò più volte a spiegare, inutilmente, che cercava solo soluzioni alla povertà del suo paese e alle ingiustizie del pianeta,

che a tutto pensava, tranne che a minacciare qualcuno e volere guerre. -Vorrei che lei ci spiegasse la natura dei suoi recenti viaggi

a Mosca e a Cuba. -Sono stato a Cuba, a Mosca e in tanti altri paesi.

Non sono mica andato solo dove dice lei! Abbiamo delle ottime relazioni con questi paesi e con i loro dirigenti.

Abbiamo dei progetti con loro che ci sembrano molto importanti per il nostro sviluppo.

Ma cerchiamo ovunque dei partner e se i paesi a noi apparentemente più vicini non possono dare un contributo,

dobbiamo essere pronti a viaggiare anche fino a Mosca, se questo è conveniente per la nostra gente. Nessuno mi ha fatto offerte che ho rifiutato.

A proposito... Ci servirebbe tanto un bel Concorde! Se qui qualcuno vuole regalarcelo!

°E nonostante cupe nubi si addensassero al suo orizzonte, Sankara continuò a dire ad alta voce ciò che pensava.

-Signor Presidente, benvenuto in Burkina Faso. -Grazie. °Mitterand va in visita in Burkina Faso

e Sankara lo riceve con un discorso durissimo contro il neocolonialismo francese e sul fatto che la Francia abbia buoni rapporti con il Sudafrica razzista di Botha,

che mantiene in prigione un popolo intero e Nelson Mandela. -Un assassino come Peter Botha ha passeggiato tranquillamente

nella bellissima Francia, nella libera Francia. Ha potuto calpestare quel suolo con i suoi piedi sporchi di sangue.

Quelli che gli hanno permesso questa possibilità ne dovranno rispondere alle loro coscienze per sempre.

-Quando rimanemmo soli gli dissi: “oggi hai dichiarato guerra alla Francia”.

Lui mi disse: “sì, ma era inevitabile. Non sarei stato me stesso se non avessi detto quello che pensavo,

sarei stato un vigliacco. E non l'ho fatto solo per me, ma anche per mio padre

che ha sofferto durante la colonizzazione e per tutte le donne umiliate durante quel terribile periodo,

violate, picchiate, insultate per strada, per quelle donne che hanno dovuto costruire la loro ferrovia,

seppellendo ai lati i cadaveri dei loro figli morti per la fatica. L'ho detto per l'uomo nero che per loro è sempre stato niente,

come un animale che puoi usare e uccidere quando ti pare e nessuno ti punisce". -Quali erano i più grani nemici dell'umanità secondo...

-Qualsiasi forma di ingiustizia lo faceva... lo faceva rivoltare.

E quindi soprattutto la grande finanza che si approfitta dei più deboli.

Lui non poteva accettare lo strapotere della grande finanza, un potere che non guarda in faccia niente se non il profitto.

Penso che oggi, forse ancora più di prima,

quella sua battaglia sia attuale. Basti guardare l'imbroglio del debito estero che dobbiamo pagare.

Impongono dei programmi di aggiustamento dell'economia che comportano tagli durissimi alla salute pubblica, all'istruzione,

persino sull'acqua, che è evidente a tutti quanto sia importante per un paese desertico come il Burkina.

Un bene essenziale! Eppure quelli hanno costretto il nostro paese a privatizzarla.

Era ed è un sistema disumano e lui lo ha detto! E non solo per il Burkina Faso,

ma per tutti i popoli che devono soffrire a causa di questo, che per questo vengono depredati da questo potere,

dalla grande finanza. E non tocca solo a noi, perché gli stessi problemi ora li hanno tanti paesi occidentali.

-Voleva che il mondo si liberasse dal neoliberismo e da quelli di una certa finanza

che gioca col destino dei popoli come al casinò e che si arricchisce sulle sofferenze dei popoli in tutto il mondo.

Mi chiede perché l'hanno ucciso? Non lo capisce? E' facile. Era un piccolo uomo, era un piccolo uomo umile

che si interessò alla finanza, ai suoi grandissimi interessi,

al più grande potere al mondo che sia mai esistito e che non poteva tollerare che un piccolo uomo osasse alzarsi in piedi e lo combattesse.

°La goccia che fece traboccare il vaso. Sankara aveva intuito che il crescente peso del mondo della finanza

stava facendo nascere un vero e proprio superpotere, un potere anonimo, fuori di ogni controllo,

indifferente ad ogni logica umana, spietato per la sua ossessione alla sola moltiplicazione del danaro,

potente come mai nessuno lo era mai stato nella storia dell'uomo. Un potere che si manifestava, apparentemente, per aiutare gli altri a svilupparsi,

ma che nei fatti, tra finanziamenti dati a governi corrotti e un sapiente gioco sugli interessi,

indebitava paesi e popoli interi rendendoli praticamente schiavi.

Sankara sfidò frontalmente questo potere e le sue logiche. Disse che il debito del suo paese e di tanti altri

era un debito ingiusto e non andava pagato. -Il debito è la nuova forma di colonialismo.

I vecchi colonizzatori si sono trasformati in tecnici dell'aiuto umanitario,

ma sarebbe meglio chiamarli tecnici dell'assassinio. Sono stati loro a proporci i canali di finanziamento, i finanziatori,

dicendoci che erano le cose giuste da fare per far decollare lo sviluppo del nostro paese,

la crescita del nostro popolo e il suo benessere.

Questi finanziatori ci sono stati consigliati, addirittura raccomandati, ci hanno presentato pacchi di dossier e prospetti finanziari allettanti.

Erano elegantissimi quei dossier! Ma ora ci ritroviamo indebitati per i prossimi 50, 60 anni e forse più.

Cioè, siamo stati convinti a compromettere i nostri popoli per 50 anni e più!

Hanno fatto in modo che l'Africa, il suo sviluppo e la sua crescita,

obbediscano a delle norme, a degli interessi che le sono totalmente estranei.

Hanno fatto in modo che ciascuno di noi sia, oggi e domani, uno schiavo finanziario.

°Per pagare i debiti venivano tagliate le spese per l'istruzione e la sanità,

sepolta ogni forma di stato sociale, svendute con privatizzazioni selvagge le risorse dei paesi indebitati.

La vita per milioni di esseri umani diveniva pura sopravvivenza.

E a quei paesi e ai loro popoli veniva detto (e viene detto anche oggi), che pagavano il prezzo per l'aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità.

Già! Come se a sperperare i soldi e a godere dei benefici di quei prestiti capestro

fossero stati i signori Esposito di tutto il mondo e non, come al solito, governanti senza scrupoli

che gran parte di quelle risorse avevano trasferito, a nome proprio, presso altre istituzioni finanziarie.

-Obbligo morale di pagare i nostri debiti? Ma non è mica un problema morale!

Che c'entra l'onore nel fatto che si paghi o non si paghi?

I debiti non possono essere pagati perché innanzitutto, se noi non li rimborsiamo, se non paghiamo,

i nostri finanziatori non moriranno. Questo è poco ma sicuro! Al contrario, se pagassimo, i nostri paesi morirebbero!

E questo è ancora più certo! Quelli che ci hanno portato all'indebitamento,

hanno giocato con noi come in un casinò. Finché hanno vinto e guadagnato non c'era nessun problema.

Ora che rischiano di perdere, vogliono indietro tutti i soldi giocati. Ci dicono che altrimenti ci sarebbe la crisi.

E invece no, signor Presidente! Hanno giocato! Ora possono anche perdere!

Sono le regole del loro gioco e la vita continuerà! (applausi)

Ma se il Burkina Faso resterà il solo a rifiutarsi di pagare, io non ci sarò alla prossima conferenza.

(brusìo) Se invece avrò il sostegno di tutti voi,

sostegno di cui avrò un gran bisogno... (applausi)

Se saremo tutti uniti, potremo evitare di pagare e usare quindi le nostre risorse per lo sviluppo dei nostri paesi.

°Lo uccisero due mesi dopo questo discorso. -François Mitterand a été élu président de la république. (François Mitterand è stato eletto presidente della repubblica).

°La destra in Francia aveva vinto le elezioni e ora divideva il potere con Mitterand

e agli affari africani tornarono personaggi del passato coloniale, decisi a mettere fine alla follia del leader burkinabè.

Un intrigo internazionale mise fine alla vita di Sankara. Ricordate? Prince Johnson, il signore della guerra liberiano,

diceva che la verità sulla morte di Sankara avrebbe messo in grande difficoltà Blaise Compaoré,

l'attuale presidente del Burkina Faso. Perché? Compaoré nel 1987, quando Sankara venne ucciso,

era considerato il suo migliore amico, addirittura un suo fratello.

Ecco cosa raccontò subito dopo la morte di Sankara. -Durate le ore del fuoco lei dov'era?

-Ero a casa mia, naturalmente e l'ho dichiarato proprio sul Jeune Afrique. Quel giorno, quando ho sentito sparare, credevo di essere io quello che attaccavano.

-Senta, quante furono le persone che marciarono sul palazzo, che andavano ad arrestare Sankara e che quindi poi furono coinvolte nel momento di fuoco?

-Ma se vi ho detto poco fa che ero malato! Non lo posso sapere!

°Tradito dal suo migliore amico. Ucciso da un fratello trasformatosi in Caino prezzolato.

Questa è la tesi sostenuta da due dei più fedeli collaboratori di Charles Taylor,

il dittatore liberiano in busta paga della CIA. Taylor, che aveva chiesto a Sankara di aiutarlo a prendere il potere in Liberia.

-Thomas Sankara gli rispose che non era interessato e gli disse di andar via dal Burkina Faso.

Gli disse di trovare un altro posto dove organizzarsi e che non lo avrebbe mai aiutato. Allora Diendèré, che è un pezzo d'uomo altissimo,

che ora è ministro della difesa in Burkina Faso, insomma...

Diendèré, Blaise Comparoé, Charles Taylor e l'attuale presidente del Ciad

si incontrarono in Mauritania e discussero un giorno intero. Discussero molto e poi fu mandato un uomo da Parigi,

un uomo bianco che discusse a lungo con loro. Poi ci fu un altro incontro... in Libia.

Sì, in Libia. Dove si parlò ancora del problema Sankara.

E quello che fu chiaro a tutti è che se volevamo usare il Burkina come base,

Sankara doveva essere eliminato. Blaise Comparoé sarebbe divenuto presidente e ci avrebbe aiutati.

-E Gheddafi era d'accordo? -Certo. Guardi che questo deve rimanere segreto.

È top secret. -Sì, sì. -Sì, Gheddafi aiutava Taylor, ma anche la Francia mandò un suo uomo

a dire che avrebbe appoggiato il colpo di Stato. Anzi la Francia mise a disposizione i soldi

e disse: “per noi va bene. Siamo con voi. Se lo uccidete, Compaoré diventa presidente

e noi riconosceremo il suo governo, non c'è problema”. Allora Blaise Comparoé disse a Diendèré,

che è ora il comandante delle forze armate in Burkina Faso, di radunare un gruppo di commandos fidati in Burkina Faso

e Taylor fornì altri uomini e fecero il colpo. -Sankara disse chiaramente a Taylor che non avrebbe mai consentito

che il Burkina diventasse la base per un colpo di stato. Erano i popoli a doversi impegnare,

a doversi prendere le responsabilità di cambiare le cose, senza l'aiuto di nessuno.

-Il piano fu orchestrato dagli americani e dai francesi. C'era un uomo della CIA all'ambasciata americana in Burkina

e lavorò in stretto contatto con il capo dei servizi segreti dell'ambasciata francese. Loro presero le decisioni più importanti.

-Quindi la CIA e i servizi francesi... -E i servizi segreti francesi decisero di far fuori Sankara. Così stanno i fatti.

-Loro portarono i loro uomini, alcuni commandos, poi c'era Prince Johnson, c'ero io...

comunicavamo con i walky-talky. Avevamo tutte le informazioni su quando il presidente Sankara usciva o tornava a casa.

Era tutto pianificato. -Lei era lì? -Certo, io ero lì, in Burkina Faso, ero in quell'operazione.

-E lei ha visto quando Sankara fu ucciso? -Sì, sì, certo. Ero nella stanza quando fu ucciso. Gli spararono.

-Cosa ricorda di quel momento? -(ride) -Sankara stava aspettando Blaise Compaoré per un meeting?

-No, non era un meeting. C'erano delle importanti manifestazioni in corso.

Blaise Compaoré dopo fece finta di andarsene a casa, ma... quando si fece notte era lì, pronto ad agire con gli altri

e all'improvviso entrò nella stanza e... gli sparò.

-Lui sparò il primo colpo, perché Sankara era seduto qui e Compaoré era seduto lì,

dall'altra parte del tavolo. Allora lui sparò il primo colpo, poi il secondo e Sankara si afflosciò sulla sedia e morì.

Poco prima stavano parlando e Compaoré era di fronte a lui. -Io ero proprio a due passi quando Thomas Sankara disse:

“Blaise, tu sei il mio migliore amico, quello che chiamavo mio fratello e proprio tu mi uccidi?”

Blaise fece un gesto di fastidio, gli disse qualcosa in francese, io non capisco bene il francese,

e poi sparò. -Se Blaise Compaoré non avesse sparato a Sankara

lo avrebbe fatto Diendèré e ora sarebbe lui il presidente. Tutto fu dovuto all'interesse dell'America a prendere il controllo del Burkina Faso.

-Taylor ha avuto le sue basi in Burkina Faso, ha ricevuto dei soldi dal Burkina Faso.

Blaise Compaoré l'ha aiutato. Compagnie aeree, anche quella nazionale, sono state utilizzate

per trasportare armi in Liberia, la Liberia aveva tanti diamanti e tanta gomma da caucciù.

La gomma interessava ai francesi, i diamanti alla mafia e quindi a Blaise Compaoré.

°Comunque sia andata, una cosa è certa: la felicità migrò altrove

e il Burkina Faso tornò ad essere uno dei paesi più poveri del mondo.

Un paese dalla terra arida, sempre più preda del deserto, un paese nemico del suo popolo contadino,

un paese dove la povertà dilaga e nonostante sia stato scoperto tanto oro,

sono un pugno di multinazionali e i loro amici al governo a goderne i benefici.

Un paese in cui chi racconta la verità sugli affari del presidente Compaoré e sulla sua famiglia,

viene ucciso, come il giornalista Norbert Zongo. Un paese dove si è fatto di tutto per cancellare ogni memoria di Thomas Sankara,

persino distruggendo la povera tomba in cui riposa, senza mai riuscirci.

-Nel 20° anniversario dell'assassinio di Sankara abbiamo voluto ricordarlo. Ma il presidente Compaoré ha organizzato nello stesso giorno

la celebrazione dei 20 anni di rinascita democratica sotto il suo governo.

Ha distribuito cariche, ha dato soldi e premi, ha messo a disposizione pullman per portare la gente dai villaggi.

E tutto questo per far fallire la nostra commemorazione. Ma la gente è andata a prendersi i premi, a prendersi i soldi

e poi è venuta al cimitero dei poveri, dove c'è la tomba di Thomas Sankara.

°Un paese che per anni si è sentito dire dai suoi governanti che Sankara è morto di morte naturale

e che ancora oggi deve sopportare che si rifiuti di rendergli giustizia.

Mi sono chiesto più volte: ma Sankara sapeva? Sapeva di poter essere ucciso?

E se lo sapeva, perché non si è difeso? -Lui voleva che l'Africa smettesse di dare questa immagine

di perenne guerra civile in cui ci si ammazza gli uni con gli altri. In una delle ultime chiacchierate lui mi disse che era possibile

che a causa degli interessi che lui minacciava, a causa di quelli che certi ambienti chiamavano “il suo cattivo esempio”,

con l'aiuto di altri dirigenti pronti a vendersi la rivoluzione, lui poteva essere ammazzato da un momento all'altro.

Ma i semi che avevamo seminato in Burkina e nel mondo erano lì, nessuno avrebbe mai potuto estirparli,

sarebbero germogliati e avrebbero dato frutti. “Se mi ammazzano, arriveranno migliaia di nuovi Sankara”.

°Sì, le idee non si possono uccidere, i sogni non muoiono mai,

sono la più grande risata, da sempre, sul brutto muso dei prepotenti.

E Sankara vive e vivrà sulle bocche e nei cuori di chi vorrà continuare a battersi per un mondo degli uomini e delle donne,

per gli uomini e le donne. Un mondo più giusto, semplicemente umano,

non come in uno spaventoso film di fantascienza in cui macchine e tecniche prendono il sopravvento

e schiavizzano gli uomini asservendoli alle loro logiche. Un mondo, insomma, dove la vita valga la pena di essere vissuta e sorrisa,

non sopportata, come accade ancora oggi e a troppi, quasi fosse la più terribile delle punizioni.

(sottotitoli a cura di Nonsentomaleggo)


Approfondimenti.


Storia di Thomas Sankara raccontata da Alberto Bonato - Prima parte.



Storia di Thomas Sankara raccontata da Alberto Bonato - Seconda parte.


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